SAN POLICARPO E IL PARCO DEGLI ACQUEDOTTI DI ROBERTO LUCIANI
La realtà e l’illusione della plasticità
La chiesa di San Policarpo e il Parco degli Acquedotti
La chiesa di San Policarpo è l’architettura simbolo del quartiere Appio Claudio e uno degli esempi di arte sacra più significativi realizzati a Roma negli anni Sessanta.
Progettata dal noto ingegnere-architetto romano Giuseppe Nicolosi (1901-1981), che in San Policarpo lascia la sua più alta testimonianza, denuncia una forma esterna e interna alta e possente, posizionata a latere e chiusura del quartiere, all’interno tuttavia del pregevole Parco degli Acquedotti. Sviluppa una “pianta centrale” intrisa di significati simbolici, teologici e liturgici, manifestando due strutture diverse: una esterna di chiusura perimetrale, in muratura autoportante rivestita di fuori con blocchi squadrati di peperino alternati da ricorsi di mattoni, l’altra interna in cemento armato a sostegno della copertura. Dentro la Chiesa, sei grandi pilastri posti ai vertici dell’esagono interno sorreggono il tetto tramite altrettante alte travi disposte secondo i lati di due triangoli equilateri iscritti nell’esagono che, intersecandosi, disegnano una Stella a Sei Punte, il Sigillo di Salomone che esprime l’unione del cielo e della terra, del mondo spirituale con il mondo materiale.
È stato pubblicato uno straordinario libro in merito a questa architettura, scritto da Roberto Luciani, uno tra i maggiori storici dell’architettura in Italia, che delinea il percorso storico artistico del tempio. L’opera sarà presentata Venerdì 20 novembre 2015 alle ore 18 in Roma all’interno della chiesa di San Policarpo stessa alla presenza del Parroco Don Alessandro Zenobbi che ha avuto «la splendida idea di pubblicare per la prima volta un volume sulla Chiesa di San Policarpo che risponda alle attese di interpretare l’edificio dal punto di vista artistico e nello stesso tempo di ri-annodare i fili della storia della Parrocchia che fu fondata nel 1960». Oltre che dall’Autore, il volume verrà illustrato dal Vescovo Guerino Di Tora - già Parroco di San Policarpo fino al 1998 -, dal Direttore Generale del Ministero Beni Culturali Francesco Scoppola, dal Decano della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Lateranense Nicola Ciola, dal Critico d’Arte e giornalista Prof. Mario Dal Bello. Nel corso dell’incontro, moderato dal Dott. Stefano Segreto, l’attore Luca Martella leggerà alcuni interessanti brani del libro accompagnato dal Sax di Matteo Martella.
Luciani affronta l’argomento con trasporto, spaziando in molteplici campi con abilità e sapienza come sostiene lo stesso Ciola: «Un cenno a parte merita poi la sapiente descrizione del rapporto tra pietre e luce all’interno dell’edificio: una luce che cala dall’alto e che inevitabilmente invita ad alzare lo sguardo e a spaziare, con gli occhi della fede, oltre la vetrata dell’abside, le colonne severe e l’ardita cupola che disegna, al suo interno, la stella di Davide: una chiesa che – potremmo dire - svolge in pieno il suo compito primario di aiutare i fedeli a raccogliersi in preghiera e a guardare in alto, molto più in alto di dove il limitato sguardo umano può consentire di arrivare».
Il testo diventa spesso poetico, come in questo passo in cui Luciani affronta il tema della luce: «Elemento caratterizzante la chiesa di San Policarpo è la luce… Si tratta di una luce liquida che scorre in flussi ascensionali e rifluisce in quegli spazi reali o illusori, a illuminare la complessità delle murature, creando al suo passaggio, punti di vista diversi, nuovi centri focali. In questo gioco di interventi, il maestro coglie le forme alle quali riesce a conferire la realtà e l’illusione della plasticità».
Luciani evidenzia molto bene il rapporto che Nicolosi vuole avere con lo spazio circostante: «Nicolosi trova nella fabbrica di San Policarpo un rapporto col passato, un rapporto diverso con lo spazio. Su questo spazio, dopo l’incanto cromatico senza tempo e di tutti i tempi, egli trasferisce la natura e i suoi abitanti, che certo lo attraggono, con comunicazione funzionale in senso stretto, diventando ipotesi, vis di altri messaggi: elementarità di volumi e segni aulici si sovrappongono, invenzioni del gesto si intrecciano, l’attualità si avvicina alla storia, i tenui colori del peperino e dei mattoni che quando la pioggia li bagna si scuriscono preparano le future sintesi plastiche che non appariranno come un sacrificio della fantasia a vantaggio dell’evidenza, ma come un concentrato della vissuta dialettica architettura-natura, col vantaggio di seminare nella sua spirituale ragione una luce universale».
La Chiesa oggetto del libro è inserita nello spettacolare contesto del Parco degli Acquedotti, costituente parte integrante del Parco Regionale dell’Appia Antica, che prende il nome ed è caratterizzato dalla presenza di antichi acquedotti che assicuravano l’approvvigionamento idrico di Roma. A questo luogo l’autore dedica la seconda parte del libro: l’area è attraversata da sette acquedotti, sei di epoca classica (Anio Vetus, Marcio, Tepula, Iulia, Claudio, Anio Novus), databili tra il III sec. a.C. e il I sec. d.C. e uno di epoca Rinascimentale (Felice), voluto e commissionato dal pontefice Sisto V (Felice Peretti, 1585-1590). Oltre agli Acquedotti, Luciani dedica uno spazio all'Acqua Mariana, alla Villa delle "Vignacce", al Casale di Roma Vecchia e alla Torre del Fiscale, costruzioni che affiorano tra i campi del Parco come germogli magicamente cresciuti in un altro tempo.
Sempre nella postfazione dello stesso Ciola emerge anche una connotazione teologica dell’opera: «Direi che l’Autore riesce a tradurre nella sua opera quella verità inequivocabile della nostra fede cristiana e cioè che la chiesa si realizza in un luogo e in un tempo. Quando la storia di un luogo e di un tempo si incrociano concretamente, si è nella certezza che vi è una chiesa viva che continua a pulsare e ad essere all’altezza dei tempi. Roberto Luciani ha l’innegabile merito di aiutarci a comprendere che il disegno dell’architetto Nicolosi si sposa in modo sorprendentemente coerente con i progetti e i disegni dell’Architetto dell’universo e della storia dell’uomo, quel Dio trascendente che ha parlato in una storia particolare che è diventata storia universale e incarnata di salvezza».
Il tema della Salvezza è presente nelle iscrizioni della Parrocchia tratte da Dies Irae di Tommaso da Celano:
Rex tremendae maiestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis!
Rex tremendae maiestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis!
(O Re di tremenda maestà,
che salvi per la tua grazia coloro che sono da salvare,
salva me, o fonte di pietà!)
che salvi per la tua grazia coloro che sono da salvare,
salva me, o fonte di pietà!)